Detenuti antifascisti
I detenuti antifascisti alla Castiglia di Saluzzo
Dall’estate del 1932 la polizia segreta fascista (OVRA) ha indotto la Direzione generale delle carceri a concentrare i detenuti politici in tre stabilimenti di pena: Civitavecchia, Castelfranco Emilia e Fossano.
Il carcere di Saluzzo diventa quindi la succursale “sanitaria” di quello di Fossano, in quanto vi vengono reclusi quegli antifascisti che presentano problemi di salute. Tra i detenuti antifascisti di Fossano, uno dei maggiori pittori italiani del XX secolo, Aligi Sassu.
Condannato a 10 anni per sovvertimento dell’ordine dello Stato trascorre a Fossano (dove riesce anche a produrre più di 400 disegni) il periodo tra l’ottobre 1937 e il luglio 1938. Nelle schede segnaletiche dei reclusi antifascisti è da notare la voce “colore politico” che al regime sembra interessare molto di più di qualunque altro elemento identificativo.
“Ho sempre paura di essere soverchiato dalla routine carceraria. È questa una macchina mostruosa che schiaccia e livella secondo una certa serie. Quando vedo agire e sento parlare uomini che sono da 5, 8, 10 anni in carcere, e osservo le deformazioni psichiche che essi hanno subito, davvero rabbrividisco, e sono dubbioso sulla previsione su me stesso.
Penso che anche gli altri hanno pensato (non tutti ma almeno qualcuno) di non lasciarsi soverchiare e, invece, senza accorgersene neppure, tanto il processo è lento e molecolare, si trovano oggi cambiati e non lo sanno, non possono giudicarlo, perché essi sono completamente cambiati. Certo io resisterò”.
(A. Gramsci, Lettere dal carcere, lettera a Giulia Schucht del 19 novembre 1928)