Artisti nella prigione di Oscar Wilde
La città del Berkshire, a circa mezz’ora di treno da Londra, ha riaperto al pubblico l’edificio ospite, fino al 2013, del carcere locale. Complice una mostra che invita gli artisti a confrontarsi con l’opera di
di Silvia Macchetto, ArtTribune
James Lingwood, che da venticinque anni dirige Artangel – una realtà che consente agli artisti di sviluppare i loro progetti in luoghi inusuali – ha ideato una mostra in cui confluiscono artisti e scrittori, invitati a riflettere sul De profundis di Oscar Wilde, scritto proprio nel penitenziario di Reading, dove l’autore irlandese fu incarcerato in regime di separazione dal 1895 al 1897 per sodomia.
Il tema di Inside: artists and writers in Reading Prison riprende quelli trattati da Wilde: la separazione, appunto, il tempo, il tradimento, il riscatto e l’amore. Il regime penale a cui fu sottoposto è stato interpretato dagli artisti invitati da Lingwood con una sensibilità e una poeticità rare. Il visitatore entra nel carcere (così come fa a New York per vedere la mostra di Annie Leibovitz), ancora circondato dal filo spinato, e spia dentro le celle oggi aperte, scoprendo lettere, installazioni e registrazioni audio. Il rumore dei passi fa ancora eco nei corridoi, memoria di quelli dei secondini.
E c’è la cella di Wilde, la c.3.3, sigla con cui firmò il suo ultimo poema The Ballad of Reading Gaol. Solo alla settima edizione il suo nome fu stampato sulla copertina.
Nel primo anno di carcere, Wilde poteva scrivere un foglio al giorno, poi, grazie all’appoggio del direttore, ebbe a disposizione quattro fogli al giorno. E compose il De profundis, una lunga lettera al suo compagno Lord Alfred Douglas.
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Silvia Macchetto
Reading // fino al 4 dicembre 2016
Inside: artists and writers in Reading Prison
READING PRISON
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