L’Osservatorio della Memoria sull’isola dell’Asinara
Sull'isola dell'Asinara, in quel di Cala d’Oliva, spalle alla Diramazione Centrale, ha sede l’Osservatorio della Memoria
Eccomi, finalmente a scrivere dell’evento dell’anno all’Asinara.
“Ancora” direte voi…. “eebbasta con quest’Asinara!”
Perdonatemi se persevero imperterrito, ma tutti ormai conoscono la sindrome con la quale fui colpito duramente dal maleficio dell’isola e, in fondo, poi … chi vuole legge e chi non vuole è pregato di accomodarsi, che fuori si parla di gossip….
Le foto che illustrano questo pezzo sono di Fabio Bruzzichini che mi ha gentilmente accompagnato e che ringrazio molto.
Nella nostra pagina fb degli affetti dal “mal d’Asinara” sono molte le persone che utilizzano le più moderne tecniche e le più raffinate reflex per catturare panorami o differenti stati d’animo, lo dico perché vorrei qui rinnovare il mio grazie personale ad Enzo Cossu (foto sopra) che, oltre ad aver prestato servizio, per svariati anni come Medico all’Asinara, a differenza di quello che si vede, non utilizza la reflex per catturare immagini, ma utilizza il suo cuore affiancandolo a quello dell’Asinara.
Però, so che di norma, i fotografi rifuggono l’idea di proporre proprie immagini, anche Enzo non si sottrae a questa regola, così questa volta, con l’aiuto di Fabio, ho voluto immortalarlo.
L’apertura di questo, spero, accurato resoconto ci vede il 22 settembre 2017 in quel di Cala d’Oliva, spalle alla Diramazione Centrale, sede dell’Osservatorio della Memoria, spaziare con lo sguardo cercando di abbracciare tutto il Golfo dell’Asinara in una giornata meravigliosa che si dimostra felicemente solidale con l’isola.
Gli occhi di tutti sono pieni di Asinara, oggi è la sua festa.
Ma facciamo un leggerissimo passo indietro, a Stintino l’incontro con Paolo Picchedda è stato memorabile e fonte di emozioni fortissime e, debbo riconoscere, non esclusive perché credo comuni a tutte le persone appartenenti al mondo penitenziario. A tutti indistintamente, Paolo Picchedda ha gettato le braccia al collo quasi fosse in deficit d’affetto.
Nel corso del racconto avremo occasione di vedere altre immagini dell’affetto di Paolo Picchedda, ma questa con il Dr. Franco Massidda è assolutamente strepitosa.
Avevo contattato Paolo Picchedda più volte, durante il tempo recente, sia attraverso il mio amico Antonio Canu, che direttamente per salutarlo e chiedergli la necessaria autorizzazione a pubblicare foto, filmati ed immagini che lo riguardavano.
Anche in questa occasione ho avuto modo di sottolineare la particolare posizione di Paolo Picchedda che è rientrato sull’isola dell’Asinara senza celarsi, apertamente, da persona che ha compreso l’errore ed il dolore provocato dalle sue azioni ed ha scontato la sua pena.
Per “noi penitenziari tutti” quindi la presenza di Paolo Picchedda all’interno di una siffatta manifestazione assumeva la duplice funzione, di testimone di eventi e avvenimenti accaduti sull’isola dell’Asinara e soprattutto di attestazione vivente della riuscita del processo di elaborazione dei propri errori, processo che la stessa Costituzione Italiana assegna al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Quando ho lavorato all’Asinara mi sono sempre vantato di non voler conoscere la storia pregressa delle persone, perché “il sapere”, in quel caso, avrebbe potuto contribuire alla costruzione mentale di “preconcetti”.
Ho quindi giudicato le persone come tali, inserite nell’attività agrozootecnica di cui cui ero responsabile e Paolo Picchedda è stato un ottimo lavoratore poiché, come più volte ho avuto occasione di dire, applicava all’attività penitenziaria, di pastore di capre, la stessa cura, come se il gregge fosse stato suo, giungendo perfino a farsi portare dal fratello i campanacci per le capre che l’Agronomo, per una serie infinita di motivazioni, non riusciva a far giungere sollecitamente.
Ho ricordato in questi giorni allo stesso Picchedda questo episodio e mi ha risposto scrollando le spalle semplicemente: “ma era anche mio interesse… senza campanacci avrei lavorato il doppio….. e avrei perso le capre, mi …..”
Sono stati due giorni in cui Paolo, vi assicuro, ha parlato ininterrottamente a tutti della sua Asinara definendola poeticamente come non avevo mai sentito prima:
“L’Asinara rassomiglia ad una volpe … la testa in Cala D’Oliva e la coda a Fornelli”
La sera dell’arrivo sull’isola è velocemente trascorsa tra preparativi e prove i cui protagonisti sono stati i ragazzi coordinati da Deborah Carta.
La mattina dopo ho visto un Paolo Picchedda molto emozionato visitare la Diramazione dove lui non ha mai abitato, accedere alle “cellette” in cui è collocato l’Osservatorio della Memoria e riconoscere, tra tutte le altre, le “cose” che gli erano appartenute, come erano “sue” le capre che l’Amministrazione penitenziaria gli aveva dato in affidamento:
“Mi …. guarda, quel campanaccio l’ho costruito io con lo scarico del bagno opportunamente adattato… “ e con le mani gesticola, ripercorrendo la costruzione del campanaccio, “ Millo mi…. guarda li … vicino… c’è quell’altro campanaccio grande, quello con il bozzo al centro, era stato un caprone che, lottando per la supremazia del branchetto, lo aveva colpito con le corna……” per un momento i suoi occhi si sono velati e la voce ha tremato, ma si è subito ripreso per raccontare, a coloro che gli si facevano attorno, una parte del suo personale Osservatorio della Memoria.
Alle dieci giungono gli invitati, e Picchedda lo abbiamo visto quasi saltare in collo all’ex Direttore Penitenziario e ex Provveditore Regionale Francesco Massidda abbracciandolo con incredibile slancio, poi tutti fuori per la cerimonia, i discorsi volano perdendosi nell’azzurro del cielo, il Presidente del Parco, Antonio Diana taglia il nastro tricolore, il sole picchia come solo all’Asinara può picchiare, si entra nel cortile della Diramazione Centrale.
Il Direttore del Parco Pierpaolo Congiatu, il Direttore dell’Area Marina Protetta Vittorio Gazale, il Direttore Massidda svolgono i loro interventi illustrando a grandi linee la genesi dell’idea dell’Osservatorio ed infine Carlo che “prova a raccontare l’intensa emozione del momento” e ipotizza, raccontando dell’Osservatorio come di “uno scrigno” da cui trarre ulteriori consistenti filoni di impegno in campo storico-culturale del Parco e del disegno di futuro che, quest’opera, può sicuramente aggiungere alla vita dell’isola arricchendolo e contribuendo, per quanto possibile, ad alleviare il deficit di “lavoro” che le generazioni di ragazzi patiscono in generale e nell’area del nord Sardegna.
Al breve saluto del Viceministro della Giustizia, intervistato dalla giornalista Francesca Arca, è seguito anche un dialogo con il Vicepresidente Antonio Diana, Cosimo Ferri ha raccontato come il “lavoro”, occasione di recupero nella Casa di Reclusione dell’Asinara, sia oggi divenuto lo strumento anche per l’Amministrazione penitenziaria, che ha deciso finalmente utilizzare questo importante strumento educativo, nell’opera di accompagnamento al reinserimento sociale dei detenuti e ha concluso promettendo l’impegno concreto del Dicastero anche per lo sviluppo dell’Osservatorio.
Successivamente la Dr.ssa Deborah Carta ha enunciato i criteri seguiti per giungere a questo risultato.
Le parole di Fabio Loi nella sua pagina fb:
Ieri con l’inaugurazione dell’Osservatorio della Memoria si è conclusa una grande avventura durata più di un anno, un anno ricco di avvenimenti, di incontri, di partenze.
L’Osservatorio non è un museo,
– ma un luogo di ricerca e osservazione, uno spazio che restituisce dimensione emotiva e capacità di riflessione sulla vita carceraria della Diramazione Centrale del carcere dell’Asinara;
– non rappresenta nostalgici stereotipi sui carcerati ma restituisce dignità ai reclusi ed a coloro che prestano la propria opera all’interno delle strutture penitenziarie;
– racconta la Storia, quella Storia che ha interessato tutta l’Italia.
Il mio lavoro è stato quello di decifrare queste esigenze, di trasformarle in spazi di pensiero e spazi fisici, mi sono misurato con realtà lontane dal mio ambiente che è quello dello Spettacolo per approdare nel porto dell’antispettacolarizzazione del dolore, mi sono divertito da matti, mi sono emozionato, ho imparato tanto e scoperto parti di me che non conoscevo.
L’Asinara ha la capacità di far sentire, chiunque la viva, parte della sua narrazione, ognuno sente di possederla e di essere abitato dalla sua bellezza, una bellezza “perturbante” come dice la Dr.ssa Deborah Carta Responsabile dell’intero progetto, colei che mi ha voluto come scenografo, artista e costruttore di sogni, in questo progetto.
Mi ha fatto il regalo più bello che io potessi desiderare: la fiducia e la stima, abbiamo costruito assieme un percorso emozionale, intenso e garbato indispensabile in tutto ciò è stato l’occhio fino a giungere all’anima luminosa di Tony Grandi un Artista dell’illuminotecnica che ha sottolineato e stimolato emozioni attraverso giochi di luce all’interno delle sale allestite.
Abbiamo restituito dignità agli oggetti dimenticati dei carcerati e degli Agenti di Polizia Penitenziaria, li abbiamo rintracciati in tutta l’Isola, ripuliti, catalogati, fotografati, abbiamo scoperto che le “cose hanno una vita” che gli oggetti hanno storie da raccontare, ci hanno sostenuto ed incoraggiati tanti tecnici che instancabilmente hanno condiviso con noi questa avventura e ci tengo a ringraziarli personalmente:
Giovanni Battista Cuguttu,
Massimo Spanu,
Luca Tilloca
Paolo Palitta,
l’attore Alessandro Melis
e le attrici Margherita Massidda
ed Eliana Carboni
e tutti gli altri che sono passati ad aiutarci anche solo per un giorno.
Siamo stati supportati dall’esperienza decennale di un grande professionista degli allestimenti Checco Cadoni, tanti altri hanno contribuito alla buona riuscita di questa prima parte dell’Osservatorio: Sergio Scavio per le interviste, i grafici, i consulenti e le guide esclusive dell’Asinara che ci hanno supportato.
Sento l’esigenza di ringraziare personalmente Sergio Cossu un vero punto di riferimento, un uomo di enorme spessore culturale ed umano dalla sensibilità impareggiabile, che spesso mi parla come se io possa comprendere la grandezza di ciò che dice e che mi fa sentire suo amico e di questo gliene sono davvero grato.
A condurre i tanti interventi istituzionali ed artistici l’elegante Francesca Arca che ha scandito i tempi di una giornata indimenticabile.
La musica e la poesia, scalzano sbrigativamente tutti i discorsi, prendono il largo e si fondono dolcemente con l’aria di Cala d’Oliva.
Piero Marras incanta tutti, con la sua voce suadente e con le note del pianoforte, per toccare tutte le corde dell’umana sensibilità.
La nostra personale macchina da presa cinematografica sfuma il finale inquadrando Lorenzo Spanu che, per passare a salutare l’abitazione in cui, per tanti anni ha vissuto con la sua famiglia, rischia di perdere la barca che riporta gli invitati a Stintino.
Arrivederci splendida Cala d’Oliva, arrivederci bellissima Asinara.
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Fonte: Carlo Hendel, Osservatorio della memoria, isola Asinara. Qui l’articolo
Guarda sul sito Isola Asinara anche la carrellata di immagini dell’evento