Ferrara, la mostra nell’ex carcere divenuto Museo dell’Ebraismo e della Shoah
Edificato nel 1912, dismesso all’uso penitenziario nel 1992, esattamente dieci anni dopo l'ex carcere è stato proposto a sede del Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah
‘Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni’, è la mostra ospitata nel complesso dell’ex carcere di via Piangipane, ristrutturato in modo affascinante: si tratta del primo blocco di lavori che si concluderanno entro la fine del 2020. Edificato nel 1912, dismesso all’uso penitenziario nel 1992, esattamente dieci anni dopo l’ex carcere è stato proposto a sede del Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah. Un progetto che fra tre anni si concluderà, con la realizzazione dei padiglioni a forma delle pagine della Torah.
Sulla facciata dell’ex carcere, dal Giardino delle Domande, è già ben visibile anche il nuovo logo del museo, ideato dalla Teikna della designer milanese Claudia Neri. Contrappunto moderno della grande menorah stilizzata, che troneggia sull’ingresso della palazzina di via Piangipane.
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La mostra è pensata come un viaggio in cinque ‘quadri’, viaggio non solo ideale ma innanzitutto fisico, nel tempo e negli spazi della presenza ebraica nel nostro Paese; e scandito da statue e busti, manoscritti, epigrafi, documenti, lanterne, gemme e altre opere. Tra le più preziose sette incunaboli e cinquecentine, diciotto documenti medievali, provenienti in gran parte dalla Genizah del Cairo.
La gigantesca riproduzione del bassorilievo dell’arco di Tito, con la raffigurazione degli inservienti che avanzano coi fercula (le portantine su cui sono posti gli oggetti portati via dal tempio di Gerusalemme), da sola ha richiesto un’attenzione meticolosa.
Tra i segreti della nuova mostra
Si parte da una sala dove vengono proiettate immagini di deserti, fortemente evocative: è è da lì che tutti veniamo. Dal Golan, da un Mediterraneo antico e spoglio, teatro di un viaggio lungo, faticoso quanto affascinante.
Poi, sfruttando l’ampiezza della prima sala al secondo piano, si arirva nel clima degli imperatori Flavi, Vespasiano e Tito.
Nella sala nove, ci sono citazioni di Ambrogio, vescovo di Milano, e Gregorio Magno, il papa della celebre bolla che proibì di vituperare gli ebrei. Leggendo, si scopre la durezza e una certa intolleranza del celebre santo meneghino.
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Fonte: Il Resto del Carlino