La rete museale sulla Storia della penalità in Piemonte
Il progetto di costituzione di una rete museale di una serie di strutture espositive già esistenti (o in via di allestimento) sul territorio piemontese.
Presentazione
Il progetto propone la costituzione di una rete museale di una serie di strutture espositive già esistenti (o in via di allestimento) sul territorio piemontese che hanno come tema unificante la storia della penalità (intendendo con questo termine tutto ciò che concerne la pena e l’amministrazione della giustizia penale). Il Piemonte fornisce, da questo punto di vista, l’opportunità di mettere in collegamento una molteplicità di realtà museali, anche di recente costituzione, che poche altre regioni italiane possono offrire. Inoltre, il tema della penalità possiede elementi di notevole attrazione per il consumatore-turista post-moderno sia dal punto di vista delle suggestioni emotive che può alimentare (si pensi all’immenso immaginario collettivo relativo al crimine e alla sua repressione), sia dal punto di vista culturale e scientifico (attraverso la storia della penalità si accede all’intero patrimonio della storia istituzionale e sociale di un territorio).
Quali sarebbero i vantaggi della costituzione di una rete museale? Secondo una delle aziende più qualificate del settore museale (Space s.p.a), tali vantaggi si possono indicare sinteticamente in:
- semplificazione della gestione del patrimonio culturale;
- aumenti dei servizi offerti e del livello qualitativo;
- maggiore capacità promozionale;
- capacità di realizzare economie di scala;
- maggior accesso alle risorse e loro condivisione;
- maggior prestigio e potere negoziale.
A queste utilità generali, che riguardano uno strumento ormai consolidato su tutto il territorio nazionale (si veda a questo proposito l’analisi dell’impatto delle reti museali svolta dalla Scuola Normale Superiore di Pisa cfr. http://sistemimuseali.sns.it/content.php?ids=3), il progetto piemontese potrebbe aggiungere la possibilità di potenziare le già esistenti attività didattiche con le scuole in modo coordinato e finalizzato ad obiettivi culturali comuni; il coinvolgimento dell’Ateneo torinese e la costituzione di un comitato scientifico per consentire una certificazione della qualità scientifica dei progetti che vengono presentati ed elaborati a livello locale (ad es. mostre itineranti, eventi culturali etc.); la possibilità di diventare punti rete a livello internazionale per la presentazione di progetti di finanziamento europei; la ricerca di economie di scala attraverso la condivisione di servizi comuni; una maggiore capacità di fund raising in particolare rispetto a soggetti privati interessati ad avvalersi della nuova normativa fiscale Art bonus del recente decreto Franceschini.
Occorre inoltre sottolineare come “per le organizzazioni museali minori, tipicamente quelle localizzate fuori dai grandi circuiti urbani, la rete può consentire di superare i limiti della piccola dimensione e di implementare economicamente l’ampliamento del sistema di offerta per riuscire a soddisfare i bisogni sempre più complessi espressi dalla domanda che singole strutture museali periferiche, da sole, non riuscirebbero a fare” (T. Pencarelli, S. Splendiani, 2011).
I POSSIBILI PUNTI RETE
Le realtà museali potenzialmente coinvolgibili nel progetto (e che hanno già dato il loro consenso di massima) hanno la caratteristica di essere di proprietà comunale o sotto la gestione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (i cui vertici sono già stati contattati e hanno dichiarato la loro disponibilità a partecipare).
1) L’ex carcere Le Nuove di Torino presso il quale opera da anni l’associazione “Nessun uomo è un’isola” che gestisce un percorso museale che ha avuto un notevole accesso di visitatori soprattutto tra la popolazione studentesca del Piemonte e di tutta Italia (visita http://www.museolenuove.it/home.asp).
2) Il Museo della memoria carceraria di Saluzzo recentemente inaugurato presso la Castiglia, il primo museo italiano interamente dedicato alla storia del carcere moderno, con un allestimento multimediale che ha avuto un notevole gradimento di pubblico in questi primi mesi di apertura (sito in costruzione).
3) Il Museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino riaperto ormai da alcuni anni, museo di grande interesse per le tematiche carcerarie anche considerato l’impatto internazionale che le teorie lombrosiane ebbero sulle scienze penitenziarie (visita http://www.museounito.it/lombroso/).
4) La fortezza di Fenestrelle, già carcere militare nel corso del Settecento e dell’Ottocento, attualmente gestita da un’associazione culturale che ha predisposto spazi espositivi per mostre e convegni e che sarebbe interessata ad approfondire il periodo storico nel quale la fortezza venne utilizzata per la carcerazione di militari e di giovani “discoli” (visita http://www.fortedifenestrelle.it/).
5) Il forte di Gavi, a lungo utilizzato nel corso dell’Ottocento come carcere, che ospita attualmente nel suo percorso espositivo, a cura e di proprietà del Ministero dei Beni Culturali, una parte dedicata alle celle di detenzione e che sarebbe interessato a potenziare tale settore museale (visita http://www.fortedigavi.it/index.html).
6) Il castello di Ivrea trasformato in carcere nel corso del Settecento e sede di un istituto penitenziario sino al 1970. Sono attualmente in corso le procedure con il Demanio statale per l’acquisizione da parte del Comune della struttura e si sta predisponendo, in collaborazione con il Politecnico di Torino, un progetto di valorizzazione dell’immobile con un allestimento multimediale che prevede ampio spazio alla sua storia carceraria (visita http://www.mondimedievali.net/castelli/piemonte/torino/ivrea.htm).
7) Il Museo Civico Archeologico di Acqui nel Castello dei Paleologi, recentemente sede di una rievocazione storica del Fai riguardante le sue vicende carcerarie, edificio che venne trasformato in carcere cittadino nel 1784 con un progetto di Giovanni Battista Feroggio (visita http://www.astigiando.it/place/castello-dei-paleolog/).
8) Il Museo della tortura e delle antiche prigioni nel Castello di Mazzè che è stato allestito in collaborazione con la sezione piemontese di Amnesty International ed attualmente è gestito da un soggetto privato (http://www.castellodimazze.it/index1exp.html)
9 e 10) L’ex Carcere di Pinerolo (immobile da anni inutilizzato e in attesa di un recupero che lo valorizzi e lo preservi da un inevitabile decadimento) e la Fortezza di Exilles (visita http://www.fortediexilles.it/it/home.php) che sono coinvolti ogni anno nella rievocazione storica del percorso carcerario del prigioniero della cosiddetta Maschera di Ferro (in collaborazione, tra l’altro, con l’Ancien Chateau di Briançon e Fort Royal nell’isola Sainte-Marguerite presso Cannes);
Nella disponibilità del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria:
11) L’ex carcere di Pallanza, attuale sede della scuola di formazione della polizia penitenziaria (recente intitolata all’agente Salvatore Rap), che dal 1839 divenne il carcere centrale delle donne condannate in tutto il Regno Sabaudo e che è stato sede di istituto penitenziario per minori sino al 1970.
12 e 13) Il carcere Don Soria di Alessandria e quello di Fossano che, pur essendo ancora attualmente utilizzati come sedi di istituti penitenziari, potrebbero attraverso il coinvolgimento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria diventare dei punti rete di specifiche iniziative espositive (tra l’altro il Don Soria è il primo carcere nel Piemonte costruito ad hoc per tale funzione).
È da notare, inoltre, che nella disponibilità del Demanio statale vi sono alcune strutture penitenziarie dismesse attualmente inutilizzate (ad es. le ex carceri di Mondovì) che potrebbero essere valorizzate attraverso un loro impiego (anche solo parziale) come luoghi della memoria della storia carceraria.
Un eventuale ulteriore ampliamento della rete potrebbe coinvolgere un’istituzione affine alla penalità, quella degli ospedali psichiatrici che a lungo nella loro storia hanno svolto la funzione di ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, in Piemonte sono situate due realtà istituzionali che presentano una condizione assai problematica dal punto di vista della protezione e della valorizzazione di un patrimonio storico e documentale che rischia di andare perduto: mi riferisco alla Certosa Reale di Collegno, sede manicomiale sino alla c.d. legge Basaglia, e dell’Ospedale Neuropsichiatrico di Racconigi (il cui prezioso archivio dopo essere stato catalogato e digitalizzato è oggi conservato con modalità assai precarie nelle strutture dell’ASL CN1).
Tutti i luoghi citati sono di rilevante interesse per la storia del Piemonte, ognuno dei quali è stato segnato dall’utilizzo carcerario o penale per un periodo più o meno lungo di tempo; solo due di essi (Le Nuove di Torino e il Don Soria di Alessandria) sono stati concepiti come strutture carcerarie, gli altri fanno parte invece di quel nutrito gruppo di edifici pubblici che sono stati riadattati all’uso penitenziario. Come scriveva il grande architetto Giovanni Michelucci, “fortezze e carceri sembrano purtroppo due strutture fatte per intendersi. Molte fortezze furono trasformate in carceri, ma anche molte carceri furono costruite in forma di fortezza, dando l’impressione di bastioni che abbiano improvvisamente puntato i cannoni contro la stessa comunità che avrebbero dovuto difendere” (qui tra l’altro si potrebbe sviluppare una sinergia con chi si occupa della storia militare in Piemonte, ovvero il Centro Studi e Ricerche Storiche Architettura Militare di Torino).
È noto, del resto, come lo stigma che il carcere imprime sugli individui che ne hanno conosciuto la durezza si sia esteso anche alle mura della prigione. Tale stigma oggi va superato attraverso il recupero di strutture architettoniche che possono rappresentare, da un lato, testimonianze preziose per la storia della penalità moderna e, dall’altra, la costituzione di spazi di riflessione e di dibattito pubblico sui temi della pena, della sicurezza, della giustizia penale e della prevenzione del disagio sociale.
UNA POSSIBILE SEDE DELLA RETE MUSEALE
Nell’ambito del progetto del citato Museo della memoria carceraria di Saluzzo, l’amministrazione comunale saluzzese ha predisposto in locali, già arredati grazie ad una donazione del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino e adiacenti all’allestimento museale della Castiglia, la costituzione di una Biblioteca e Centro Studi sulla storia della penalità in Piemonte. Tali locali potrebbero essere utilizzati per ospitare la sede della costituente rete museale senza significativi ulteriori costi di allestimento.