Guardie e ladri
Il rapporto fra custodi e custoditi nelle carceri, a partire dalle uniformi
Il processo di costruzione dell’istituzione totale del carcere implica che vi sia anche la formazione di un personale di custodia e direttivo adeguato ad esercitare il potere disciplinare.
Di qui una serie di norme e di pratiche disciplinari che consentano di superare la corruzione, la violenza, il paternalismo fine a se stesso dei vecchi guardiani delle fortezze premoderne.
Tra le necessità della nuova amministrazione penitenziaria e del corpo delle guardie carcerarie anche quello di fornire loro una uniforme.
“Ei passeggiava lentamente su e giù, agitando quel villano mazzo di grosse chiavi, ed io con occhio irato mirava la sua gigantesca, magra, vecchia persona; e, ad onta de’ lineamenti non volgari del suo volto, tutto in lui mi sembrava l’espressione odiosissima d’un brutale rigore! Oh come gli uomini sono ingiusti, giudicando dall’apparenza e secondo le loro superbe prevenzioni! Colui ch’io m’immaginava agitasse allegramente le chiavi per farmi sentire la sua trista podestà, colui ch’io riputava impudente per lunga consuetudine d’incrudelire, volgea pensieri di compassione, e certamente non parlava a quel modo, con accento burbero, se non per nascondere questo sentimento”
(S. Pellico, Le mie prigioni, 1832, descrizione del guardiano Schiller)