Carcere e mondo dell’arte
Come l'arte descrive le carceri. Da Piranesi a Van Gogh.
Le incisioni Carceri d’Invenzione di Giovanbattista Piranesi sono tra le opere più citate quando si parla delle suggestioni che l’universo carcerario ha evocato nel mondo dell’arte.
In realtà l’immaginario a cui fa riferimento il grande incisore settecentesco è molto distante da quello del carcere moderno, pur avendo operato in un periodo storico in cui l’idea del potere disciplinare comincia ad affacciarsi nello scenario della cultura europea.
Le Carceri d’invenzione sono una raccolta di 16 tavole che Piranesi pubblica nella sua versione definitiva nel 1761, ma che sono state concepite e realizzate in una prima versione sin dal 1742 (a soli 22 anni!), quando si era definitivamente insediato, lui veneziano d’adozione, nella amata Roma.
Affascinato dalle rovine della città Eterna che daranno vita alle celebri Vedute di Roma, il frequentatore di Tiepolo e Canaletto si cimenta con un soggetto singolare per gli incisori della sua epoca: il carcere come luogo d’invenzione in cui rielaborare immagini dell’antica Roma in ambienti, al tempo stesso, claustrofobici ed immensi.
Tuttavia, le carceri che ha in mente Piranesi (e i contemporanei a cui si rivolge) sono molto diverse da quelle moderne e che, qualche anno dopo, verranno pensate da Jeremy Bentham sul modello del Panopticon.