Detenuti puniti con pene corporali nel Regio Castello di Saluzzo
Detenuti puniti con pene corporali nel Regio Castello di Saluzzo nel 1846, con un commento di Claudio Sarzotti
Commento a cura di Claudio Sarzotti
Il carcere era considerato dagli illuministi settecenteschi una pena più umana delle pene corporali perché doveva essere esclusivamente privazione della libertà. Ma che la pena detentiva non sia stata solamente privazione della libertà lo testimonia la permanenza delle pene corporali negli istituti penitenziari della prima metà dell’800. Il carcere nei suoi primi decenni di storia conosce ampiamente la pratica della violenza non solamente come abuso, ma come pratica disciplinare legalizzata. Le più gravi trasgressioni ai regolamenti vengono punite con l’uso della forza e della violenza da parte dell’istituzione. Tutt’al più ci si preoccupa delle conseguenze negative che tali punizioni possono avere sulla salute del recluso, ma l’intimidazione fisica viene considerata un elemento indispensabile per il mantenimento della disciplina interna agli istituti. Tra le forme di violenza anche l’uso della catena che non era esclusivo dei bagni penali (dove le catene servivano soprattutto come strumento per impedire la evasioni), ma anche nelle carceri era utilizzato per i detenuti che si mostravano recalcitranti alla disciplina. Nelle celle dove è allestito il Museo della memoria carceraria di Saluzzo sono ancora presenti gli anelli a cui venivano fissate al muro le catene con cui i detenuti in punizione erano legati alle caviglie.
Qui presentiamo un documento presente all’Archivio di Stato di Torino, risalente all’aprile del 1846, in cui vengono indicate le punizioni subite da 5 detenuti di Saluzzo e le relative infrazioni per cui sono stati condannati. In questo caso, le punizioni consistono nelle cd. sferzate, ovvero frustate che venivano somministrate da apposite guardie carcerarie chiamate arcieri. Si tratta di un ruolo che era stato reintrodotto dopo il licenziamento del primo direttore Giacomo Caorsi e che era stato assegnato come premio per la sua decisione di collaborare con la giustizia a Domenico Rollino. Da rilevare anche, in fondo al documento, la nota che dichiara come il chirurgo del carcere abbia constatato, visitando i detenuti, che “non avevano sofferto” per la punizione subita. Ciò può essere inteso secondo due significati: per un verso, che i detenuti non avevano subito danni gravi alla loro salute dalla punizione subita e, per l’altro, che essendo individui abituati ad un’esistenza dura e in cui la sofferenza fisica era esperienza quotidiana non avevano provato eccessivo dolore.
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Trascrizione del documento
Stato nominativo delli detenuti adulti nel Regio Castello di Saluzzo
stati puniti con pene corporali
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- d’ordine cognome e nome Osservazioni
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- 1 Capra Giuseppe 24 sferzate al secondo giorno del suo arrivo perché avendolo destinato al laboratorio del lanificio predicò tutto il giorno cose irreligiose, contro la Santità della Beata Vergine, della Santa Chiesa proferendo orribili imprecazioni, impostole il silenzio replicatamente dal guardiano, non vi diede retta; avvertito mi recai di persona, finse di non conoscermi, e quasi minaccioso disse di voler predicare la verità; dopo sorbita la punizione ritornò al lavoro, né d’allora in poi profferse parola.
- 2 Castelli Enrico 6 sferzate = entrato all’Ospedale, non essendovi guardiano commetteva pubblicamente l’atto più sconcio dell’onanismo, e rimproveratolo rispose essere a ciò destinato, non essendo stato ritirato per malattia, ma solamente per osservazione stante lo stato suo di epiletico, per un esempio indispensabile soddisfazione della offesa castità non eravi altro rimedio.
- 3 Mondina Giambattista 12 sferzate = Pigrizia assoluta, malizia impertinente, essendo un’idiota in cui il ragionamento non vale, e la punizione delle camerette è più danno, aumentandole così la naturale oziosità, è quanto per simili individui quasi l’unico rimedio applicato con buon esito.
- 4 Bonafede Pietro 12 sferzate = Per li stessi motivi del Mondina suddetto.
- 5 Favre Gioanni 12 sferzate = Ai vizi di questi due persiste nella finta pazzia, tentasi anche questo mezzo, ma inutilmente, benché i suoi compaesani stessi dicano essere mera malizia così agire, per essere traslocato a Nizza.
N.B. Il Signor Chirurgo del Castello ad un consimile stato rimesso al Maggior Generale Di Bricherasio vi unì una sua dichiarazione con cui attestava di aver attentamente visitato li suddetti, e riconosciuto che punto non avevano sofferto, per la subita corporale punizione.
Data aprile 1846 (del documento la data non è riportata, ma è presumibile dalla collocazione nel faldone)
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