Domenico Rollino (1811 – 1842)
La storia di Domenico Rollino, brigante e poi aguzzino nel carcere di Saluzzo
L’incredibile vicenda di Domenico Rollino brigante della banda della Bramanta, 31 anni, nativo di San Salvatore d’Alessandria, che diventa collaboratore di giustizia (al tempo chiamati propalatori).
Per sottrarlo, insieme alla moglie Caterina Moretti, alla vendetta dei suoi compari viene assegnato al carcere di Saluzzo come aguzzino (le guardie che eseguivano le pene corporali sui detenuti).
Tre mesi dopo la sua assunzione, la mattina del 24 agosto 1842, il Rollino abbandona il posto di servizio alla Castiglia, compie, presumibilmente a piedi, più di 20 km e arriva a Genola dove viene immediatamente individuato dalla forza pubblica per via del calcio di una pistola che fuoriesce da una tasca dei pantaloni.
Alle sette della sera, il Rollino entra nella taverna Trombetta dove viene immediatamente notato da un serviente comunale che si appresta a far intervenire i carabinieri della stazione di Savigliano.
Rollino, seduto su di una panca davanti ad una bottiglia di vino, mostra la pistola e pronuncia le seguenti parole: “Voi non mi conoscete? Sappiate che sono colui che purgò il Piemonte dai malviventi; vedete, nissuno può portare armi che io; sono autorizzato a portarla. Questa è una pistola che non manca, pria di soffrire un qualche affronto, piuttosto la sparo contro di me; guardate bene se manca”. Detto questo il Rollino si porta alla gola la pistola e fa fuoco. Sul corpo del suicida vengono trovate “un lungo ed acuto stilo quadrangolare, un’oncia e mezzo di polvere e alcune piccole pietre tonde ad uso di piccole palle di fucile”.
STATO NOMINATIVO DELLI DETENUTI ADULTI NEL REGIO CASTELLO DI SALUZZO STATI PUNITI CON PENE CORPORALI.
C.G. (di anni 28 circa) 24 sferzate al secondo giorno del suo arrivo perché avendolo destinato al laboratorio del lanificio predicò tutto il giorno cose irreligiose, contro la Santità della Beata Vergine, della Santa Chiesa proferendo orribili imprecazioni, impostole il silenzio replicatamente dal guardiano, non vi diede retta; avvertito mi recai di persona, finse di non conoscermi, e quasi minaccioso disse di voler predicare la verità; dopo sorbita la punizione ritornò al lavoro, né d’allora in poi profferse parola.
C.E. (di anni 26 circa) 6 sferzate = entrato all’Ospedale, non essendovi guardiano commetteva pubblicamente l’atto più sconcio dell’onanismo, e rimproveratolo rispose essere a ciò destinato, non essendo stato ritirato per malattia, ma solamente per osservazione stante lo stato suo di epiletico, per un esempio indispensabile soddisfazione della offesa castità non eravi altro rimedio.
M.G. (di anni 19 circa) 12 sferzate = Pigrizia assoluta, malizia impertinente, essendo un’idiota in cui il ragionamento non vale, e la punizione delle camerette è più danno, aumentandole così la naturale oziosità, è quanto per simili individui quasi l’unico rimedio applicato con buon esito.
B.P. (di anni 41 circa) 12 sferzate, per li stessi motivi del Mondina suddetto.
F.G. (di anni 43 circa) 12 sferzate = Ai vizi di questi due persiste nella finta pazzia, tentasi anche questo mezzo, ma inutilmente, benché i suoi compaesani stessi dicano essere mera malizia così agire, per essere traslocato a Nizza.
N.B. Il Signor Chirurgo del Castello ad un consimile stato rimesso al Maggior Generale Di Bricherasio vi unì una sua dichiarazione con cui attestava di aver attentamente visitato li suddetti, e riconosciuto che punto non avevano sofferto, per la subita corporale punizione.