Lessico in prigione
Aidios. Termine usato nello slang femminile per indicare un'agente di custodia menefreghista. A volte capita un'urgenza, un malore. «Non sanno che noi, sporgendo uno specchietto fuori dalla cella, possiamo vedere il corridoio, e quindi vediamo
Aidios. Termine usato nello slang femminile per indicare un’agente di custodia menefreghista. A volte capita un’urgenza, un malore. «Non sanno che noi, sporgendo uno specchietto fuori dalla cella, possiamo vedere il corridoio, e quindi vediamo l’aria lenta e seccata con cui reagiscono alla chiamata».
Aquila nera. Ufficiale giudiziario. Porta solo cattive notizie. Babbo morto. Pagare senza esserne responsabili. Es.: essere condannati a babbo morto.
Bamba. La cocaina.
Bandiera. Essere in bandiera: essere latitanti.
Banfare niberta. «Sintagma proveniente dal linguaggio nomade»: ehi, ma come parlano questi lessicografi carcerari! Comunque: banfare sta per parlare e niberta sta per niente. Come dire: statti zitto.
Bella (fare la). Questa la sapevo e mi piace. Vuol dire squagliarsela, evadere con destrezza, senza far male a nessuno. Agli esempi offerti dal volumetto ne aggiungo uno che mi hanno raccontato a proposito di Pianosa. I detenuti comprarono palline da ping pong alla spesa per mesi, fino a che non ce ne furono abbastanza da consentire a uno di farne un vasto galleggiante salvagente col quale si buttò a mare, e col favore iniziale delle correnti avrebbe fatto la bella davvero, se le vendute correnti non l’avessero tradito e fermato a mezza strada con le sue centinaia di palline da ping pong, finché la motovedetta non lo beccò, sull’orlo di un collasso da congelamento. Impresa degna dell’onore delle armi. Marco Polo raccontava che gli abitanti di un posto che doveva essere più o meno l’Afghanistan guadavano i grandi fiumi legandosi attorno al corpo un certo numero di zucche.
Bevuto. Vedi beccato. Anche questa la sapevo. Quando mi arrestarono, Lina, che stirava guardando la televisione, interruppe di stirare (tutte le scuse sono buone per smettere di stirare, diceva di lei Carlo) e corse a svegliare Carlo: «Ahò, se so’ bevuti Adriano!».
Bossolo. Capo in senso ironico, diminutivo di boss. Ehi, sembra un sette nano.
Canarini. Spie, confidenti. Anche gli agenti della Guardia di finanza. (Io veramente da piccolo ero in confidenza con i finanzieri per le vacanze passate in certi bei posti di confine, e fra loro si chiamavano Caini, credo per significare che avrebbero ammazzato anche il proprio fratello buono).
Carciofone. Agente di polizia penitenziaria. Mah.
Famiglia cristiana. Modo ironico di chiamare le riviste pornografiche. Nemmeno questo sapevo: qui li chiamano «giornalini». Certi ragazzi sono così disperati che si avventano anche sui supplementi femminili del Corriere della sera e della Repubblica. Quanto alla vera Famiglia Cristiana, è decisamente benemerita, perché cura una diffusione gratuita o semigratuita per i detenuti e se ne occupa degnamente. Ed è fra i giornali più attenti alle cose estere, e la galera è un posto quasi estero.
Impacchettare. Anche sballare. Trasferire uno da un carcere all’altro con le brutte. A me fa impressione anche il verbo: partire, reso transitivo. Mi hanno partito; a quello lo partono presto.
Marmotta. Cassaforte, così detta perché se ne sta nascosta, in letargo. Ehi, questo è molto ingegnoso. Potremmo dire anche: la bella addormentata. E il bravo scassinatore potrebbe darle il bacio.
Messia. L’assistente volontario, detto anche ironicamente. Devo dirlo ai miei bravi amici, che vengono qui da anni per me, e dunque devono occuparsi anche degli altri, anche ironicamente.
Occhiolino. Lo spioncino del blindo. Il piccolo grande fratello.
Scappato di casa. Non c’è, nel lessico milanese. Da me è molto usato: soprattutto per designare, da parte dei detenuti più all’antica, i ragazzi tossici e disadatti a questo mondo.
Schizzato. Persona tesa e disturbata, e anche lo psicologo del carcere. Chi la fa l’aspetti.
Scivolare. Modo beneducato di descrivere come mai si è pieni di lividi ecchimosi ferite e fratture. Guardarsi dai pavimenti e specialmente dalle scale. Le quali si chiamano a loro volta Svizzera. In quanto luoghi neutri, sembra: inteso come neutro un territorio adatto agli agguati.
Topi (ai). Le celle di isolamento, specie quelle seminterrate. Celebri quelle veneziane.
Fonte: Adriano Sofri, Lessico carcerario, da Panorama